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La Ducati resse bene il confronto con le blasonatissime rivali e consolidò la sua immagine vincente, di moto sportiva, capace di grandi performance.
Da segnalare inoltre che l’esempio fu seguito da altri regolaristi e cominciarono a correre anche altri Scrambler, trasformati in modo artigianale, ma efficace.
La loro ottima struttura di base e la cilindrata elevata fecero delle Ducati le moto italiane migliori nelle classi alte, ambite anche dai privati; molti particolari erano già più che soddisfacenti di serie, come il robusto telaio, le pedane pieghevoli o l’ampia e ben protetta scatola filtro.
Sempre nel 1970, da segnalare Rinaldo Giamboni, che si classificò primo nella classe 250 alla due giorni Esso di Firenze, ma brillanti furono anche le prestazioni di Nino Brachi e Valerio Focardi.
Apparentemente simile allo Scrambler, ma con un telaio completamente diverso ed un grado di finiture molto più corsaiolo, nel 1970 iniziò anche la produzione del modello RT (Road and Track), anch’esso concepito principalmente per il mercato americano, nella duplice versione Enduro, con fanali e tubo di scarico basso e silenziato, e Cross senza fanali e con lo scarico libero, con uscita alta sul lato destro.

Oltre ad un telaio più robusto e moderno, ben triangolato nel posteriore, le sue principali caratteristiche erano costituite da forcelle e ammortizzatori Marzocchi (questi ultimi con quattro differenti punti di attacco), una nuova ruota anteriore da 3,00 x 21 pollici, cerchi in alluminio rinforzati, comandi Magura, nuove fiancatine con ovale portanumero e parafanghi in plastica (quello anteriore, inizialmente basso venne poi alzato), un bel bauletto porta attrezzi, il gonfleur, un fanale piccolo, il motore capace di 36 cv a 6.600 giri.
L’imponenza naturale della moto, venne ulteriomente sottolineata dal giallo brillante di serbatoio e parafanghi, in contrasto con l’argento del telaio e delle ampie superfici cromate.
La commercializzazione del modello RT in Italia, iniziò solo dall’anno successivo.
Per la cronaca, nel 1970, la Ducati mise in catalago anche due piccole Scrambler, equipaggiate con motore a due tempi da 50 e 100 cc; si trattava di buone moto da passeggio, ma assolutamente inadatte ad affrontare una competizione.


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