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ISO - Esselle (1942 – 1976)
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In questo capitolo parleremo di due distinti marchi, la Iso e la Esselle, che, per tutta una serie di vicissitudini che scopriremo in seguito, condivisero parte della loro storia.
Le due realtà si intersecarono in più di un’occasione nel corso della loro vita e non si può parlare dell’una senza allargare gli orizzonti e ricostruire anche la storia dell’altra.
Entrambe le case produssero interessantissime moto da competizione in fuoristrada, ma mentre la Iso fu un rinomato marchio italiano, che realizzò non solo moto, ma anche automobili di lusso e di grandissimo prestigio, la Esselle fu un interessante progetto artigianale che, non andò mai oltre la fase del prototipo.
Anche i periodi storici di produzione non coincisero.
La Iso si dedicò alla produzione di motociclette negli anni compresi fra il 1949 ed il 1962, mentre la Esselle arrivò circa dieci anni dopo, e la sua vita andò oltre la chiusura ufficiale della Iso Rivolta, decretata nel 1974.
1942 – Colui che diede vita alla prima azienda fu Renzo Rivolta, originario di Desio, classe 1908, che esordì nel mondo della produzione nel 1942, a Genova, con la Isothermos, una dinamica fabbrica meccanica con interessi che spaziavano dalla costruzione di gruppi frigoriferi al materiale ferroviario.
1948 - Nel dopoguerra l’attività si espanse con l’acquisto delle Officine Giesse di Bresso, a pochi chilometri da Milano, una discreta azienda metalmeccanica che produceva il Furetto, un ciclomotore carenato che non vantava certo grossi meriti, ma permise al commendator Rivolta di entrare immediatamente nel ricco mercato emergente dei motoveicoli di bassa cilindrata.

1950 – La gamma dei motocicli si arricchì presto di mezzi molto più competitivi e sofisticati.
Un grosso passo avanti venne fatto nel 1950 con la messa in produzione della Isomoto 125, 1° serie, una bella due tempi a cilindro sdoppiato, spartana ed essenziale nelle forme, ma ottima nell’uso quotidiano.
A differenza dei motori Puch a cilindro sdoppiato, i due pistoni Iso erano posti uno davanti all’altro ed imprimevano all’albero motore il movimento rotatorio classico.
Un unico carburatore sul lato sinistro alimentava entrambe le camere di scoppio, ciascuna delle quali aveva un suo tubo di scarico.
Per questo motivo venne preferita la struttura del telaio tubolare monoculla, che essendo centrale, semplificava ogni soluzione.
Il cilindro sdoppiato offriva molti vantaggi in termini di tiro ai bassi regimi, ma anche  risparmio nei consumi, maggior pulizia del motore ed una minore usura della candela.
Di contro, il pistone posteriore aveva problemi di raffreddamento e il motore, sotto sforzo, poteva presentare segnali di surriscaldamento.
Il cilindro sdoppiato era in ghisa, mentre la testa ad alette dritte era in alluminio.
La moto venne immediatamente testata nelle ormai rinomate gare di regolarità e la Iso si presentò con una sua squadra alla Valli Bergamasche (18/19/20 agosto).
Il migliore dei suoi piloti, Luigi Pastori, si classificò 7°, in sella ad una Iso 125, ma l’intera squadra arrivò 3° fra le Industrie.


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