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CMK – Domino (1968 – 1976)
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Le difficoltà economiche imposero la cessione dell’azienda con la relativa produzione di moto, ma non arrestarono il genio creativo di Otto che continuò per tutto il resto della sua vita a progettare (e brevettare!!) motori, proprio con il “suo” marchio CMK.
I nuovi motori, impreziositi da tutte le più recenti tecnologie, come l’aspirazione a disco rotante o lamellare, trovarono un discreto sbocco commerciale nella motorizzazione di go-kart o di motociclette da competizione.

E’ sicuramente rimasto famoso uno degli ultimi suoi motori caratterizzato dalla possibilità di sostituire l’intero blocco del cambio con altri differenti, sia per il numero che per le caratteristiche dei rapporti, senza nemmeno togliere il motore dal telaio.

Questa innovativa soluzione era destinata ai piloti privati che con un solo motore e quattro o cinque differenti blocchi del cambio avrebbero potuto adattare perfettamente la propria moto alle caratteristiche di ogni singolo percorso.
Una soluzione estremamente valida ed economica destinata a promuovere, fra gli esordienti, i talenti migliori, ma che non venne mai realizzata a causa della cronica carenza di risorse economiche.

Di questo motore ne furono realizzati due prototipi che vennero anche esposti in un paio di fiere europee riscuotendo grande interesse da parte dei piloti, ma senza però convincere nessuna casa produttrice ad investire in un settore che già accusava gravi segnali di crisi.

L’era, o per meglio dire l’epopea, delle piccole ditte individuali era ormai irrimediabilmente finita.

Le prime avvisaglie della globalizzazione imposero strutture sempre più grandi e complesse, le uniche in grado di far fronte al rapido cambiamento dei tempi, emarginando progressivamente tutti coloro che non furono in grado di adeguarsi.

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