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Moto Guzzi (1958 – 1965)
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Il 1963 segnò il culmine della sua carriera e dei quattro tempi in generale, che vennero progressivamente spodestati dai vertici delle classifiche dalle nuove macchine che l’industria tedesca, dell’est e dell’Ovest, cominciava a mettere in campo.
La sorprendete Zündapp 75 cc di Klaus Kamper che conquistò la Valli Bergamasche del 1964 presagiva già il cambio di direzione, ma in casa Guzzi non si poterono certo lamentare del 3° posto assoluto di Franco Dall'Ara (Lodola 250) e del 5° di Luigi Gorini (Stornello 98), primo della sua classe davanti all’Hercules 100 di Karl Augustin.
Tutti ben piazzati, con pochissime penalità di differenza ritroviamo 9° Riccardo Bertotti (Guzzi 96),
14° Gianfranco Saini (Stornello 125), 17° Eugenio Saini (Stornello 125), 23° Arnaldo Farioli (Stornello 125), 34° Lino Cornago (Stornello 125) e 41° Nino Tagli (Stornello 250).
Anche gli ottimi risultati di gruppo, Prima nella classifica per Squadre d’Industria, Prima nella classifica per Squadre Militari (1° Gruppo Sportivo Fiamme Oro), Prima nella classifica per Squadre di Club (1° Moto Club Bergamo) non lasciavano certo presagire un rapido declino.
In campo nazionale rappresentava senza alcun dubbio l’eccellenza e la messe di vittorie fu ricca e continua.

Purtroppo per la Guzzi, ma anche per tutta l’industria motoristica italiana, lo strapotere dei due tempi tedeschi, anziché essere di sprone per aumentare la ricerca e l’innovazione, costituì il pretesto per gettare tutto al vento, abbandonare la scena.
L’ordine di arrivo della 18° edizione della Valli Bergamasche, nel successivo 1965, fotografa lo stato di grave affanno in cui si versano i purosangue di Mandello del Lario:
alle spalle di Heinz Brinkmann (Hercules 50, 1° assoluto) ritroviamo lo squadrone delle rosse in grande ritardo:
8° Carlo Moscheni (Lodola 250), 10° Edoardo Dossena (Stornello 125), 14° Gianfranco Saini, (Stornello 125), 52° Angelo Masper (Stornello 125), 54° Roberto Sartorio (Lodola 250) e 56° Walter Arosio (Stornello 125).
Dopo interi decenni vissuti alla grande ai vertici delle classifiche nazionali e internazionali, in casa Guzzi si gettò la spugna e deliberatamente venne decretata l’ingiustificata e prematura morte di uno dei marchi più fulgidi nel firmamento del motociclismo mondiale.
La notizia che, a fine stagione, la Guzzi si sarebbe ritirata ufficialmente dalle competizioni venne appresa con grande sconcerto e delusione.

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