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1966 – Dopo la presentazione al Motosalone, nel 1966 iniziò la commercializzazione di uno dei primi ciclomotori costruiti in Italia, adatto al fuoristrada, il Müller GT Cross, motorizzato Franco Morini “Turbo” , 4 marce a pedale.
Dal punto di vista estetico, risultò particolarmente indovinata la scelta del serbatoio, per l’esattezza il modello “Sonic-Regolarità”, presente nel ricco catalogo della famosa ditta Tebaldi, fabbrica specializzata in serbatoi, che aveva la sua sede in viale Maggiolini a Monza.
Ben proporzionato e con una linea molto filante, conferì per anni alle Müller un’appeal particolare e caratteristico, tanto da identificarsi con la moto stessa, malgrado non si trattasse di un prodotto esclusivo, ma fu utilizzato anche su altre moto di quei tempi, come le Mondial e le Gilera Frigerio.
Il GT Cross, era un “motorino” senza infamia e senza gloria, con il telaio formato da un robusto monotrave centrale, chiuso anteriormente da una, più moderna, doppia culla, con i parafanghi in acciaio lucidato, modesti molleggi, finiture standard e ruote di piccole le dimensioni, 2,50 x 19 sull’anteriore e 3,00 x 17 sul posteriore.
Malgrado tutti questi limiti, in mancanza di altro, rappresentava un validissimo punto di partenza che, debitamente elaborato e trasformato, si mise subito in luce nelle prove di Regolarità di quei tempi.

A differenza che in altri paesi del nord Europa, come Germania e Olanda, in Italia non esistevano moto da competizione in fuoristrada da 50 cc, prodotte in serie, anche piccola.
I pochissimi esemplari di origine italiana che si possono ritrovare negli Ordini di Partenza delle prove più significative di quegli anni, erano di strettissima produzione artigianale, esemplari unici, spesso portati in gara dagli stessi piloti/meccanici che li avevano elaborati, che, con un misto di coraggio e ingenuità, tentavano il confronto con ostacoli ed avversari, spesso insuperabili.
Cimatti, Müller, Gerosa e Ancillotti furono i marchi più utilizzati, ma non mancarono interessantissime elaborazioni di altre marche affermate come Itom e Deem.
La consuetudine di trasformare i ciclomotori di serie in moto da competizione, era talmente diffusa e radicata, che, per diversi anni, le stesse Müller subirono una varietà infinita di trasformazioni, alcune delle quali, erano talmente rinomate da meritarsi la citazione nelle classifiche.
Nel cross, si ricordano le elaborazioni Abbrandini, Mainini, Franzini e Toni.


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