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Sempre nel '67 a
lla piccola moto cremonese, al pari di pochi altri marchi di quegli anni, come Gerosa o Ancillotti, va riconosciuto, però, il merito di essere stata fra le prime moto da 50 cc, prodotte in Italia, realmente in grado di affrontare una competizione, compiendo quel salto di qualità che faceva la differenza con tutti gli altri “motorini” allora in commercio.
Più di un pilota, quindi, scelse la Müller per le gare di Regolarità, nella speranza di spodestare la Cimatti di Agostino Trevisani, che a differenza delle Müller, non era un prodotto di serie, ma una trasformazione artigianale che non ebbe mai un seguito presso la casa costruttrice, malgrado la discreta serie di successi.
Come nel 1966, la Müller 50 di Franco Gatti conquistò la sua classe nel Trofeo FMI, ma la classe 50 del Campionato Italiano di Regolarità, fu appannaggio, ancora una volta, della Cimatti, seguita dalle due Müller di Franco Gatti e Dario Picconi, che occuparono il secondo e terzo posto del podio, alle spalle di Trevisani.

Poiché la ciclistica ed il telaio del Regolarità Super erano sufficientemente robusti per poter accogliere anche motori più grandi, sempre nel 1967, scese in campo un nuovo modello da 100 cc, collaudato con successo dal piacentino Pietro Alberici, in alcune prove di Regolarità.
Anche questa nuova moto, era motorizzata Morini Franco, due tempi e quattro marce, in grado di erogare 10,5 cv a 8500 g/m.
Il motore era “quadrato”, alesaggio e corsa 50 x 50 mm, pari a 98,2 cc, servito da un carburatore Dell’Orto da 22 mm (UB 22 a vaschetta laterale) con filtro aria Dell’Orto F20.
Molto interessanti mozzi in lega leggera della rinomata ditta Amadori di Bologna, che già forniva le Morini da Regolarità; quello anteriore era in alluminio e ferro, a tamburo laterale, mentre il posteriore era scomponibile.


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