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1971 – Il passaggio dagli anni 60 al decennio successivo fu scandito da uno scenario completamente rinnovato.
Finì definitivamente l’era dei “preparatori”, delle piccole produzioni artigianali destinate a pochi e fortunati piloti, per fare posto ad industrie ampiamente strutturate, produzioni di moto da competizione in larga scala, costantemente migliorate da una rapidissima evoluzione tecnologica.
Per far fronte ad una domanda in costante crescita e ad un mercato che si allargava giorno dopo giorno, scesero in campo squadroni di piloti e meccanici, professionisti che non lasciarono spazio all’improvvisazione e che catalizzarono l’attenzione di tutti gli appassionati.
I nuovi protagonisti della scena imposero un nuovo approccio al mondo delle gare, ma soprattutto un grande impegno economico, senza il quale non era più possibile competere per la vittoria.
Di fronte a simili avversari, Müller preferì proseguire sulla sua strada, coltivando la sua affezionata “clientela”, che, effettivamente, continuò per alcuni anni ad assorbire la modesta produzione di Robecco d’Oglio, ma che non impedì un declino che divenne sempre più rapido e che portò alla chiusura, nel giro di pochi anni.

Ancora, però, non si intravedeva un finale così tragico e Müller continuò migliorare le sue creature, con tutti i mezzi possibili.
La novità della stagione furono i mozzi Sachs, realizzati su licenza in Italia, riconoscibili per la scritta Sachs in rilievo, senza la classica cornice di contorno.
Esteticamente, il serbatoio con i fianchi cromati, conferì alle Müller un discreto fascino, ma nulla più.
Come sempre le brillanti prestazioni delle Müller consentirono a molti giovani piloti di mettersi in mostra nelle prove minori, ma il fatto di poter contare solo sul giovanissimo Brissoni circoscrisse notevolmente il campo.
Il miglior risultato della stagione fu il quinto posto nella classe 50, alla Valli Bergamasche, in sella al suo Müller Zündapp, preparato da lui stesso nell’officina di Scanzorosciate.

1972 – Con il passaggio di Brissoni alla SWM, si chiuse definitivamente il ciclo agonistico della Müller che continuò a migliorare e produrre le sue moto, senza più validi rappresentanti sui campi di gara.


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