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Monark (1925 – 1976)
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1970 - L’esperienza fatta spinse i progettisti della Monark ad andare oltre e, nel 1970, venne presentata al pubblico una nuova moto con un bellissimo telaio a doppia culla in acciaio, che la collocò immeditamante ai vertici del settore.
Si trattava di una moto modernissima concepita ed equipaggiata per ottenere il massimo, che ebbe l’unico difetto di non essere conosciuta dal grande pubblico.
Questa moto fu, in pratica, l’ultima e unica Monark da fuoristrada che venne prodotta dal 1970 al 1975.
Inizialmente commercializzata solo in Svezia, nella duplice cilindrata da 100 e 125 cc, venne leggermente migliorata e abbellita durante gli anni, ma rimase inalterata nella sua struttura di base.
Quando venne presentata si trattò di una moto decisamente all’avanguardia, più delle già blasonate KTM, ma la mancanza di un’effettiva evoluzione la rese ampiamente superata quando, nel 1975, uscì di produzione.
Aveva sicuramente tutte le carte in regola per competere, ma difettò nella preparazione agonistica della squadra che la portò in gara, tutto sommato “amatoriale”, rispetto alle dirette concorrenti, che potevano contare su squadroni di professionisti.
Come motore venne mantenuta la scelta del Sachs GS. Inizialmente a cinque marce, con il cilindro in ghisa, fu rapidamente sostituito dai nuovi gruppi di scoppio in alluminio, quanto di meglio si potesse trovare sul mercato.

Le rifiniture e gli accessori erano al top, come i comandi Magura, i cerchi Akront dural, le Ceriani da 32, più piccole rispetto al prototipo del 69, o gli ammortizzatori posteriori Girling da 350 mm.
Venne mantenuta la tradizione del serbatoio in acciaio con le ginocchiere in gomma pur con linee più moderne, abbinato a luccicanti parafanghi, sempre in acciaio.
La moto era molto curata e ricca di particolari interessanti come il carter in lamiera forata che proteggeva il motore o il capiente bauletto porta attrezzi, a forma triangolare, sul lato sinistro, che proteggeva la zona filtro e contemporaneamente fungeva da tabella portanumero, con una piccola appendice gialla.
La catena era protetta da un bel carter in lamierino d’alluminio e la moto si reggeva su di un cavalletto laterale.
Originale anche l’abbinamento cromatico, pur se un po’ glaciale e molto nordico: azzurro metallizzato il telaio e argento il serbatoio.
Nel corso della stagione si affiancò anche una versione da 175 cc (173,71 cc effettivi), ottenuta portando l’alesaggio da 54 a 64 mm (immutata la corsa da 54 mm) ed alimentato da un voluminoso carburatore Bing da 32 mm.

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