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1970 – L’evoluzione delle moto toscane proseguì senza sosta e, nel 1970, fu presentato un 3° Tipo, anche in conseguenza del fatto che la Beta mise in produzione un nuovo ciclomotore da fuoristrada, il “Cross Special 50”, dotato di un telaio decisamente più robusto, con numerosi fazzoletti di rinforzo e relativi fori d’alleggerimento, nella zona d’attacco della doppia culla con la pipa di sterzo, nei punti critici del retrotreno, ed altri interessanti accorgimenti come le pedane pieghevoli ed il carter para-motore in lamiera.
Oltre al nuovo telaio Beta, migliorò anche l’estetica, grazie al serbatoio in lamiera, dalla forma affusolata, inizialmente, bicolore argento e arancio, e con il tappo benzina sul lato destro.
Successivamente il tappo ritornò centrale e fu rifinito solo in arancio con due ginocchiere in gomma nera.
Su alcuni esemplari fece la sua comparsa anche un piccolo ammortizzatore di sterzo, rapidamente abbandonato.
Al modello base, che montava cerchi da 19” davanti, e da 17“ dietro, fu affiancata una versione più performante con cerchi in acciaio rinforzato, da 21” davanti, da 18“ dietro, e pneumatici Metzeler.
Le Ancillotti fecero un ulteriore passo avanti, con l’adozione del motore Sachs, che inizialmente si affiancò ai modelli Beta, per poi sostituirli, rapidamente e definitivamente.
Nel 1970 il motore Sachs 50, era ancora un “corsa lunga” (38mm x 44mm), ma già presentava il nuovo gruppo termico in alluminio, ampiamente alettato.
La frizione era a tre dischi ed il cambio a 5 rapporti, ma nelle versioni più spinte fu testato anche il nuovissimo cambio a sei marce.
Mentre con il motore Beta, la catena con relativo carter e corona, erano posti sul lato sinistro, con i motori Sachs la trasmissione passò sul lato destro.

Per il motore Sachs fu predisposto un nuovo telaio, in tubi d’acciaio al cromomolibdeno, moderno ed esclusivo, che caratterizzò ulteriormente la produzione Ancillotti.
Tra il vecchio ed il nuovo telaio, ci fu una lunga fase intermedia, sino a tutto il 1974, durante la quale furono realizzate differenti versioni, sempre modificando il telaio Beta.
Inizialmente, fu eliminato il grosso montante tubolare posto dietro il motore, sostituito da due tubi sagomati laterali, che partivano dagli attacchi del perno del forcellone e si congiungevano in alto sotto il serbatoio, irrobustiti in basso con un tirante orizzontale, cui erano applicati gli attacchi motore.
L’intero avantreno era irrobustito mediante un tirante tubolare diagonale, che, dal montante superiore, si congiungeva in basso con l’attacco della culla alla pipa di sterzo.
I due tubi sagomati laterali, abbinati ai due caratteristici tubi curvi posteriori, andavano a formare una razionale triangolazione, all’interno della quale, negli anni successivi, trovarono spazio originali casse filtro, in luogo dell’ormai superato filtro Dell’Orto F30.
L’Ancillotti restò a lungo fedele a questo schema di telaio, per anni e anni, anche quando passò dai motori Sachs ai motori Hiro, pur con degli inevitabili aggiornamenti.
A livello nazionale il miglior pilota Ancillotti fu, ancora una volta, Roberto Rogai che, nella classe 50 del Campionato Italiano, ottenne un ottimo terzo posto alle spalle dell’irraggiungibile CMK di Piero Polini e della Zundapp di Pierluigi Laureati.
Rogai si iscrisse anche alla Valli Bergamasche (Lovere,  28/29 giugno), in sella ad un Ancillotti 100cc, ma non portò a termine la prova.
Per la terza volta consecutiva, le moto toscane si aggiudicarono il Campionato Toscano di Regolarità, sia nella classe 50 che nella 100.


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