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Alla Valli Bergamasche (Bratto, 29/30 maggio), il miglior risultato lo ottenne Piero Caccia, che, nella classe 50, si classificò 4°, seguito da G. Castagna 7° e C. Ravanelli 20°.
Nella classe 75, M. Mascheretti e Gianluigi Barcella si classifcarono rispettivamente 3° e 6°, mentre Lucio Valoti arrivò 6° della classe 125.vA conclusione del Campionato d’Europa, ritroviamo le Ancillotti, più o meno, nelle stesse posizioni: Pietro Caccia e Lucio Valoti si classificarono entrambi 7° nelle classi 50 e 75.
Se, nelle classi minori, i motori Sachs, sapientemente elaborati dalla Polini Motori, continuavano a reggere il confronto ed ottenere ottimi risultati, nelle classi superiori appariva evidente il disagio nei confronti della concorrenza ed anche in casa Ancillotti non si perse tempo a cercare nuove soluzioni.
La scelta cadde sui motori Hiro, prodotti dall’ingegner Andrea Mosconi ad Origgio, ed arrivati già al loro secondo modello, l’RG2, con la frizione a secco ed il cambio montato su rulli anziché le classiche bronzine, ed una serie di rapporti specificamente studiati per il fuoristrada.
Le prime sperimentazioni cominciarono già nel 1975, sui modelli da cross, ed i buoni risultati ottenuti, incoraggiarono l’utilizzo di questi motori anche sui modelli da fuoristrada, che entrarono in produzione proprio a partire dal 1976.

L’Ancillotti Hiro CH 125 Regolarità, era infatti supportato da un motore Hiro, con una cilindrata di 123,67 cc (54 x 54) ed un rapporto di compressione di 12,5:1.
Con il carburatore Dell’Orto PHB 32 AS e l’accensione elettronica Motoplat era in grado di erogare 22 cv a 9000 gm.
Anche in questo caso la marmitta era bassa, ma con uscita sul lato destro.
Con l’occasione fu adottato un nuovo telaio, in tubi d’acciaio AQ 45, che pur rimanendo fedele al passato (la provenienza era pur sempre Verlicchi), conteneva tutte le innovazioni stlistiche più recenti.
Alla Sei Giorni austriaca di Zeltweg (20/25 settembre), il team dei fratelli Polini chiuse in bellezza la stagione, rappresentando il marchio Ancillotti con il suo Team ufficiale: Piero Caccia nella classe 50, Paolo Magri nella classe 75 e Lucio Valoti nella classe 125.
Quest’ultimo motorizzato Hiro, con il nuovo sistema di scarico alto, made in Polini, che anticipava la seconda serie, commercializzata a partire dal 1977.
Tutti e tre i piloti conquistarono la medaglia d’oro e si classificarono rispettivamente 3°, 4° e 10° di classe, ma mentre Magri riuscì a tallonare da vicino le Simson, battagliando alla pari, nelle altre due classi ci fu ben poco da fare contro le inarrivabili Zündapp.
Al rientro dalla Sei Giorni, i fratelli Polini, lasciarono la casa toscana e decisero di passare alla Fantic, il nuovo astro nascente dell’enduro italiano.


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