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La scelta fu quindi determinata esclusivamente da motivi economici, mentre al suo interno non si riscontravano particolari novità.
La nuova termica Polini manteneva inalterate le sue preziose peculiarità, ma abbassò drasticamente i costi di realizzazione.
Si trattava quindi di buone moto, ben curate nei dettagli e fortemente competitive, ma gli sforzi e le capacità dei piloti privati erano del tutto insufficienti ad arginare lo strapotere delle Squadre Ufficiali.
Alla Valli Bergamasche (4/5 giugno), la performance complessiva fu deludente, con solo due piloti classificati, Alberto Ferretti ed Angelo Comotti rispettivamente quinti delle classi 75 e 125cc, mentre le altre sei Ancillotti iscritte nelle classi 50, 75 e 100 cc, furono costrette al ritiro.
Alla Sei Giorni cecoslovacca di Povazska Bystrica (5/10 settembre), l’unica Ancillotti presente fu la 75 cc di Piero Caccia, ritirato a metà della prova.

1978 –  Rispetto alla precedente stagione, le Ancillotti scesero in campo con tre vistose novità.
I fianchetti laterali, su cui erano posizionate anche le tabelle porta numero, furono impreziositi da due feritoie verticali all’altezza degli ammortizzatori, mentre, sull’avantreno, furono adottate le forcelle Marzocchi a perno avanzato, con foderi in magnesio e corsa lunga di 240 mm, fatta eccezione per i “piccoli” 50 cc, che restarono fedeli alle forcelle Marzocchi con steli da 32 mm e corsa di 160 mm, convenzionali.
Per tutte le cilindrate fu adottato il nuovo serbatoio in alluminio, dalla forma tondeggiante, già visto nel corso della precedente stagione sui modelli da cross.
La stagione agonistica fu avara di soddisfazioni ed anche il suo miglior pilota, Piero Caccia, si mantenne sempre lontano dal podio.
Alla Valli Bergamasche (san  Pellegrino, 3/4 giugno), due sole Ancillotti tagliarono il traguardo, la 50 di Cerri e la 75 di Piero Caccia, che si classificarono rispettivamente 8° e 4° di classe.
Una nota di cronaca, che costituisce al tempo stesso un segnale dei tempi che cambiano.
A partire dal 1° gennaio 1978, l’ormai “vecchia” unità di misura, l’HP (letteralmente horse power, che in Italia era tradotto con la dizione cavallo e la sigla cv), introdotto dal fisico ed ingegnere scozzese James Watt, alla fine del ‘700, fu sostituita in tutti i paesi della Comunità Europea con il Kilowatt, pari a 1,3596 “vecchi” HP.
Ciononostante, l’abitudine di fare riferimento alla vecchia unità di misura, fu praticata ancora per molti anni.


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