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Capriolo (1951 – 1964)
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È quindi spontaneo rimanere sbalorditi alla notizia che invece, proprio in quell’anno, la fabbrica chiuse e il Capriolo finì definitivamente la sua gloriosa esistenza.
Nel mentre la produzione di motoveicoli era già cessata a Vizzola attorno alla fine del 1959, gli impianti della Aeromere di Arco si accingevano anch’essi a chiudere, proprio nel momento in cui le moto Capriolo godevano di un sensibile vantaggio, sia in termini di tecnologia che di immagine, sui marchi più rinomati nella storia del motociclismo italiano come Guzzi o Gilera.
Alcune fonti attribuiscono la chiusura degli impianti ad una generica crisi degli anni '60, che avrebbe travolto anche questo ramo del gruppo, ma sul triste destino dell’azienda pesarono sicuramente gravi errori di gestione che portarono l’azienda al collasso economico.
La sua conseguente cessione alla Agusta (proprio quelli che si sono distinti per essere stati bravissimi a costruire moto, ma totalmente incapaci a venderle !) ne allungò la vita solo per alcuni anni, ma non risolse il problema.

1961 – Malgrado le grandi difficoltà economiche, le moto Capriolo continuarono a ben figurare sui campi da gara ancora per un paio di stagioni, ma senza un’adeguata assistenza, le loro performance furono irrimediabilmente destinate ad esaurirsi.
In occasione della 14° edizione della Valli Bergamasche (san Pellegrino Terme  30 giugno 2 luglio), significativi furono i piazzamenti di Riccardo Bertotti (Capriolo 100, 7° ), Carlo Moriggi (Capriolo 75, 9°), Jolao Strenghetto (Capriolo 75, 10°) ed Edoardo Dossena (Capriolo 75, 16°).
Alla Sei Giorni inglese di Llandrindod Wells (2/7 ottobre), l’ottimo 2° posto nel Trofeo della squadra italiana (Franco Dall’Ara, Costanzo Daminelli, Riccardo Bertotti, Gian Franco Saini, Jolao Strenghetto e Nino Tagli) fu anche merito del Capriolo 75 di Jolao Strenghetto, medaglia d’oro.

1962 - Dopo la chiusura degli impianti le moto Capriolo sparirono rapidamente dalle strade e dai campi di gara.
Scorrendo le classifiche ritroviamo ancora un Capriolo 75, quello di Emidio Bacuzzi, al  43° posto della Valli del 1964, una presenza effimera e sterile, quando il sipario era ormai definitivamente calato su questa bella fabbrica trentina.


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