1984
Con il blocco della produzione inziò anche la procedura amministrativa che portò alla chiusura definitiva, nel 1984.
La storia della Portal costituisce una bella pagina dell’enduro mondiale, per molti versi simile alla storia di altri grandi marchi prestigiosi italiani di quei tempi.
Come già per la BPS il marchio Portal soffrì in particolare la mancanza di piloti di livello internazionale; mentre le grandi marche di quei tempi schieravano solo piloti professionisti, cresciuti ad una scuola ormai trentennale, in Francia l’enduro muoveva i suoi primi passi e non c’erano piloti atleticamente capaci di reggere il confronto.
La mancanza di grandi risultati non è quindi imputabile alla qualità delle moto che viceversa meritano una particolare attenzione.
Più di un giornalista francese, descrivendo l’ingegno creativo ed il fervore produttivo che caratterizzò la factory francese, del tutto atipico rispetto alla solida realtà industriale d’oltralpe, sostenne che i fratelli Portal si ispirarono a note fabbriche italiane, capaci di raggiungere i vertici internazionali producendo grandi numeri ad altissima qualità con maestranze talmente esigue da esclamare al miracolo.

Il paragone è fondato ed anche per questo motivo il marchio Portal fu un marchio glorioso che va sicuramente ricordato e ammirato; calza a pennello anche per quanto attiene alla sua conclusione.
Quando si alzò il forte vento del rinnovamento tecnologico e produttivo, le piccole realtà non ressero la spinta e furono cancellate una dopo l’altra nel giro di pochissime stagioni.
Contro il gigante di Mattighofen e i suoi fratelli maggiori giapponesi, l’estrema esiguità delle forze in campo decretò inevitabilmente la chiusura di tutte le piccole realtà artigianali.
Da questo punto di vista il marchio Portal allunga la lista della quasi totalità delle fabbriche che furono costrette a gettare la spugna, chiudendo irrimediabilmente i battenti, a cavallo tra gli anni ’70 e gli anni ’80.