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1956 – Nel 1956 la Jawa festeggiò nel modo migliore 10 anni di continue affermazioni, presentando la rinnovata versione da 125 cc (52 mm x 58 mm), della sua ormai leggendaria Kyvachka, la Typ 355, e da 175 cc, la Typ 356.
Alla Sei Giorni di Garmisch-Partenkirchen (17/22 settembre), non solo si aggiudicò il Trofeo, grazie alla netta vittoria della sua squadra ufficiale (Miloslav Souchek, Jaroslav Pudil, Bohuslav Rouchka, Zdenehk Polánka, Vladimír Shedina e Sasha Klimt), ma contribuì, per la seconda volta, alla conquista del Vaso d’Argento da parte del team Olanda B, equipaggiato con una Jawa 248cc (driver Benny Jansema), una Maico 175, e due Zündapp 250.
Tutti i 23 piloti cecoslovacchi partiti tagliarono il traguardo, conquistando 19 medaglie d’oro, 3 medaglie d’argento ed una di bronzo.
Nel 1956, sull’onda dei continui successi, la Jawa aumentò sensibilmente il volume delle vendite, sino ad essere largamente diffusa sui mercati dell’Europa occidentale e degli Stati Uniti.
A commento della Sei Giorni, la rivista Motociclismo (13.10.56), lamentava la scarsa partecipazione delle case italiane alle competizioni internazionali, e ne stigmatizzava la miopia, dal momento che la larghissima diffusione delle Jawa, anche sui mercati dell’Europa occidentale, era dovuta in gran parte proprio alla frequenza delle loro affermazioni alla Sei Giorni.

1957 – L’anno successivo fu ricco di vittorie, nei più quotati teatri internazionali.
Dopo la vittoria assoluta al Trial dei Monti Tatra, una delle più importanti manifestazioni per moto in fuoristrada d’Europa, della durata di tre giorni, con epicentro a Zacopane, nel sud della Polonia, in occasione della Sei Giorni casalinga di Spindleruv Mlyn (15/20 settembre), la Jawa continuò la serie di sorprendenti successi.
Nel Trofeo, dopo sei giorni sempre al comando, dovette cedere il passo alla DDR e si dovette accontentare della seconda piazza, a causa di un malfunzionamento della scatola filtro di una delle sue moto in gara, ma si consolò conquistando ancora una volta il Vaso d’Argento (Vladimir Stepan, Oldrich Hamrsmid, Antonin Matejka e Karel Buchnar).


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